Ottaviano, pizzo e pestaggi ma l’imprenditore non cede: gli aguzzini arrestati

La gang individuata dai carabinieri grazie a intercettazioni e testimonianze

Carabinieri nelle strade di Ottaviano
Carabinieri nelle strade di Ottaviano
di Carmen Fusco
Martedì 7 Maggio 2024, 23:04 - Ultimo agg. 8 Maggio, 07:33
3 Minuti di Lettura

Non solo avrebbe dovuto pagare una tangente di 15 mila euro ma avrebbe anche dovuto ridimensionare l’attività a favore delle aziende gestite dalla consorteria criminale. Un rifiuto che gli è costato un’aggressione in pieno giorno e in mezzo al traffico oltre che una pistola puntata contro e la minaccia: «La prossima volta ti sparo».

Protervia e violenza, spavalderia e senso di impunità avvolgono una vicenda che ha avuto come vittima un imprenditore residente a Piazzolla di Nola, nella stessa strada dove ha sede l’azienda specializzata nella commercializzazione di biancheria per la casa: prima è stato raggiunto nella sede della sua azienda dove è avvenuta la richiesta estorsiva poi, a distanza di qualche settimana è stato pestato a sangue nei pressi della piazza di San Gennarello, frazione di Ottaviano.

Quattro i protagonisti dei raid intimidatori, legati tra di loro da rapporti di parentela oltre che di militanza nei clan camorristici locali: da ieri sono finiti in carcere con l’accusa di tentata estorsione, aggravata dal metodo mafioso. Ad eseguire la misura, dopo le indagini che hanno incastrato i criminali, sono stati i carabinieri della compagnia di Torre Annunziata su delega del Procuratore Distrettuale di Napoli.

Le sequenze dei due episodi che hanno portato i componenti della banda sono state ricostruite attraverso le testimonianze della vittima, dei familiari e dei conduttori dell’impresa. Parole che hanno trovato conferma anche nei frame restituiti dalle telecamere degli impianti di videosorveglianza presenti sia all’interno dell’azienda tessile di Piazzolla di Nola dove è arrivata la richiesta del pagamento del pizzo che nella centralissima zona in cui è avvenuto il pestaggio.
 

A completare il puzzle anche il riconoscimento fotografico dei responsabili delle malefattte, le intercettazioni telefoniche e ambientali e l’attività di intelligence che ha portato alla ricostruzione meticolosa dei legami tra i protagonisti della trama criminale, delle società attive nello stesso settore in cui opera l’imprenditore aggredito e intimidito e ad alcuni altri episodi che hanno fatto da corollario alla storia principale, compreso il trafugamento di un furgone portato via dall’azienda di Piazzolla di Nola e mai più restituito ai proprietari.

Il primo episodio, quello che riguarda la richiesta estorsiva, sarebbe avvenuto all’inizio dell’anno. È in quel periodo, infatti, che gli emissari della camorra si sarebbero presentati in azienda per imporre il pagamento della ingente somma di denaro e il ridimensionamento degli approvvigionamenti della merce dalla Cina per avvantaggiare così le aziende concorrenti, almeno tre, gestite dai signori del pizzo.

Una richiesta rispedita al mittente: «Li ho cacciati fuori urlando», ha riferito l’imprenditore ai carabinieri. Da qui la reazione avvenuta a distanza di alcune settimane. È, infatti, quando i quattro “soci” hanno avvistato la vittima percorrere una strada centrale di San Gennarello a bordo della sua auto che è scattato il proposito di vendetta.

Pensato ed eseguito. Incuranti del traffico e della presenza di persone, i destinatari del provvedimento eseguito ieri, hanno circondato l’auto e hanno cominciato ad aggredire l’uomo approfittando del fatto che i finestrini anteriori dell’auto fossero aperti.

Schiaffi e pugni rispetto ai quali la vittima non ha potuto fare altro che tentare di abbandonare l’auto, ma è stato peggio. Il pestaggio è continuato con un bastone. Infine il revolver, estratto dalla tasca del giubbino di uno degli aggressori, e la minaccia: «La prossima volta ti sparo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA