Una delle fasi più stressanti del percorso di ricerca di un impiego si trova proprio all'inizio: il colloquio di lavoro. In effetti, in tanti lamentano lo stress e la pressione nel dover dimostrare a quello che potrebbe essere il futuro capo quanto si vale in così poco tempo e in un contesto che non ha molto a che fare con le mansioni di cui ci si occuperà in caso di assunzione.
Ci sono vari tipi di colloqui, anche a seconda dell'azienda e del ruolo che si vorrebbe ricoprire, ma nella maggior parte dei casi alcune domande sono pressoché inevitabili e scatenano l'indecisione: rispondere con onestà o "decorare la verità" e piegarla in modo da ottenere la posizione che si desidera? A rispondere a queste e altre domande ci ha pensato John Rau, esperto di lavoro e opinionista in forza a Fox News.
Esperienza e ricerca
Proprio per scrivere un libro, il giornalista ha intervistato decine e decine tra recruiter e amministratori delegati, chiedendo tra l'altro consigli utili proprio per la fase iniziale, in modo da carpire i segreti per poter avere maggiori chances di ottenere l'impiego desiderato.
«Sulla base delle mie ricerche, ecco i cinque principali "peccati" da evitare» durante il colloquio.
"Fare il difficile" come stratagemma di negoziazione
Meglio non fare troppo "i preziosi".
La freddezza intenzionale non elimina questi ostacoli, e «voi - scrive il giornalista - dovete eliminarli perché il datore di lavoro possa anche solo iniziare a pensare a un potenziale compenso». Se le prime domande si concentrano sulla retribuzione e sui benefit, piuttosto che sulla missione e sulla strategia, il recruiter storcerà il naso.
Non fare ricerche sull'azienda
«Fate una ricerca preventiva sul potenziale datore di lavoro e non fingete», consiglia John Rau. Le persone in cerca di lavoro devono essere in grado di discutere i motivi positivi per cui sono veramente entusiasti delle loro prospettive e del lavoro da svolgere.
Questo significa fare domande intelligenti anche sui prodotti dell'azienda e sui concorrenti, perché il “lavoro” non è solo questo. «Se siete voi a chiedere: “Cosa può dirmi dell'azienda?”, sembrerete poco seri e impreparati».
Nascondere buchi nel curriculum
Molte persone hanno avuto periodi di disoccupazione o hanno accettato lavori per brevi periodi: «È una cosa comune», rivela l'esperto. Sebbene sia comprensibile la tentazione di “allungare” le date di inizio e fine dei lavori precedenti, i datori di lavoro possono facilmente confermare queste informazioni.
E, se si è un candidato di spicco, prima o poi verranno confermate, quindi «è nel vostro interesse essere onesti». Non riuscirete a farla franca mentendo.
Parlare male del datore di lavoro precedente
«Questo è un errore da principianti», dice il giornalista. Sì, perché cercare di mostrare il proprio entusiasmo per il nuovo lavoro facendo intendere che si è ansiosi di lasciare quello vecchio non è una buona mossa. «Non mettetevi mai in una posizione in cui state parlando male di qualcun altro, perché questo rivela un brutto aspetto su di voi».
Alla domanda «perché hai lasciato l'azienda precedente?», come consigliato dall'esperto la riposta migliore è: «In realtà la precedente compagnia è stata ottima per me ma ho il potenziale per contribuire di più alla vostra, sembra il posto giusto per me».
Non essere gentili con tutti
«Se siete stati selezionati arrivando all'ulltimo step - scrive John Rau - potreste incontrare quattro o cinque persone in un solo giorno, dai dipendenti entry-level ai colleghi e ai dipendenti di livello più alto. Anche se la posizione di qualcuno potrebbe essere “inferiore” alla vostra, dovete comunque dedicare a tutti lo stesso tempo». è il consiglio.
Infatti, la voce si sparge in fretta e anche i dipendenti più giovani possono condividere i loro sentimenti su un certo candidato: tutti hanno un giudizio. «Non accennate mai al fatto che la stessa domanda vi è stata posta in precedenza da qualcun altro, rispondete in modo esauriente, anche se è la seconda o la terza volta», conclude il giornalista.