Udinese-Napoli 1-1, la resa di Calzona: «Troppo caos»

«Pensavo che potevamo fare meglio, però non è stato così»

Ciccio Calzona con Fabio Cannavaro
Ciccio Calzona con Fabio Cannavaro
Giuseppe Taorminadi Pino Taormina
Martedì 7 Maggio 2024, 07:21 - Ultimo agg. 19:19
5 Minuti di Lettura

La malinconia affoga ogni cosa. E sarà anche solo una strana suggestione, ma nella mente dei tifosi azzurri c'è solo e ancora Kvara che sta volando sul prato del Friuli dodici mesi fa, la cavalcata pazza di Osimhen dopo il gol dell'1-1, i 15 mila tifosi sugli spalti e non questi miseri duecento (non c'è stata invasione del popolo del Nord). I ricordi sono sempre dolorosi perché il presente è carestia e siccità: e brucia ancor di più la ferita se Osimhen segna più o meno allo stesso minuto di «quella» partita e nella stessa porta. È passato un anno ma è come se fossero trascorsi dei secoli e tutti a togliere, a perdere, a smarrire. Finisce anche stavolta 1-1 ma è il segnale dello sprofondo di una squadra senza più nulla dentro, incapace di reagire, forse addirittura di provare dolore. Ma non è un caso se questa è la gara numero 17 consecutiva in cui la difesa del Napoli prende gol. E che Francesco Calzona è il primo allenatore nella storia che incassa almeno una rete nelle sue prime 11 gare in panchina. «Quando sono arrivato ho trovato una situazione complicatissima e la gara con l'Udinese è un po' la sintesi di tutto quello che abbiamo passato. Poi anche tutte queste voci sul futuro, questo continuo guardare a quello che verrà. Tutte queste voci non fanno bene, non hanno fatto bene. Ovvio non è una scusa, io non posso andare in vacanza prima. Adesso ho il Bologna e da oggi la squadra deve lavorare per dare il massimo». Ha il muso lungo, non è il colpevole di questo disastro. Non è neppure un complice. È solo il testimone. «Non mi è stato offerto di restare, e se dovesse arrivare un altro allenatore porterà con sé il suo staff». Spiega la gara. Per quel che serve: «Nel primo tempo abbiamo trovato una linea a cinque che andava mossa e non lo abbiamo fatto, il giro palla è stato macchinoso. Nel secondo tempo abbiamo fatto molto meglio. peccato perché è la terza partita in cui nel finale ci manca la vittoria». Non nasconde la delusione. Non ci riesce. Ha dato l'anima in questa avventura. «Pensavo che potevamo fare meglio, però non è stato così. Il futuro del Napoli bisogna chiederlo alla dirigenza, però è chiaro che abbiamo e avevamo le qualità per fare meglio. Dobbiamo finire assolutamente in bellezza questo campionato perché ultimamente la squadra sta proponendo un buon calcio». E aggiunge ancora: «Chiaro che quando la partita si sporca non è il nostro campo. Chiedevo di fare un possesso lontano dalla nostra porta perché sapevo che con la loro fisicità con qualche palla buttata dentro ci avrebbero messo in difficoltà. A tratti l'abbiamo fatto, a tratti no. Abbiamo concesso questa palla dentro, dobbiamo evitare di arrivare a questo punto». 

La notte più buia

Si è fatta umiliare per tutto un anno, questa squadra.

C'è una malinconia unica a guardare in faccia una squadra che sembrava fatta di immortali e che invece, preso il gol da Success fa quasi tenerezza. Cajuste è uno dei simboli del mercato sciagurato di questo club. «Io vorrei restare ancora, poi si capirà nelle prossime settimane. Chiaro che siamo tutti delusi, non potremmo non esserlo. Le aspettative a inizio stagione erano altre, visto quello che era successo un anno fa. Adesso parlare di quello che è successo è inutile, sono tante le cose che non hanno funzionato». Vanno via tutti a testa bassa, con Osimhen che ha accusato un problema fisico e verrà valutato in queste ore.

 

Il trionfatore delle notte di Udine è Fabio Cannavaro, in pochi giorni già un idolo. Il pareggio all'ultimo istante contro il Napoli gli ha regalato i cori della Curva. «Io alla salvezza ci credo, questo punto ci fa capire che questa è la strada giusta». Per il Napoli non può essere che dispiaciuto. «Ho sempre considerato questo gruppo quasi alla pari con quello dell'Inter che ha vinto lo scudetto, loro hanno tante cose che non vanno, tante volte li ho visti giocare in questa stagione anche in Champions. Ovvio, qualcosa dei loro difetti li conoscevo. Ma quello che mi tengo stretto - dice il capitano dell'Italia campione del mondo nel 2006 - è il coraggio anche dopo aver preso quel gol da Osimhen. Non siamo morti, il Napoli è venuto qui a giocarsela e noi siamo stati alla loro altezza. Gli azzurri e la Roma sono le squadre che in Italia hanno il possesso più alto, ovvio che sotto questo aspetto abbiamo patito. Sono tifoso del Napoli ma ovvio che quando è iniziata la partita è finito tutto: ho pensato solo a come batterlo». Sembra un punticino, visto che la zona salvezza resta a due punti. Ma non lo è. È un punto grande grande. «Sicuramente è la risposta al lavoro che stiamo facendo in questi giorni. Dobbiamo ripartire da questo, sapendo che andiamo su due campi difficili come Lecce e Frosinone. Ma il destino è nelle nostre mani, se le risposte sono queste allora siamo vivi. Osimhen? Ha fatto un gran gol ma è stato a destra che abbiamo sbagliato». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA