Dai trasporti a Napoli Est: è duello tra Regione Campania e Comune di Napoli

I rapporti tesi tra Manfredi e De Luca mettono a rischio opere e finanziamenti

Il rendering di Porta Est
Il rendering di Porta Est
di Luigi Roano
Sabato 4 Maggio 2024, 23:30 - Ultimo agg. 5 Maggio, 14:04
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Chi paga il conto della rottura del presidente della Regione Vincenzo De Luca con il Comune e con il sindaco Gaetano Manfredi? Il tema è politico, istituzionale e amministrativo. E la risposta a questa domanda è semplice perché a pagare saranno i napoletani in termini di servizi, investimenti e anche leggi se non si ristabilisce il principio della lealtà istituzionale. Napoli ha bisogno della Regione e l’ente di Santa Lucia ha bisogno di Napoli che con la sua area metropolitana rappresenta oltre il 50% della Campania sicuramente in termini di abitanti e anche di Pil.

I dossier aperti sono tanti: i trasporti, con la linea 6 e Porta est e ancora il pianeta cultura e spettacoli.I rapporti tra Manfredi e De Luca sono stati sempre tesi fin dal primo giorno in cui si è insediato il sindaco a Palazzo San Giacomo ma si rompono irrimediabilmente quando il governatore va a Roma per la questione dei Fondi sviluppo e coesione a protestare sotto Palazzo Chigi accompagnato da sindaci e assessori di comuni della Campania. Manfredi non ci va, resta a Napoli: «Il dialogo istituzionale va sempre privilegiato» la spiegazione della sua assenza.

Da quel giorno i due sostanzialmente non si salutano più. 

La linea 6 inizia l’esercizio il primo luglio e per farla funzionare e andare a regime servono soldi. I trasporti sono una mission istituzionale della Regione. Il 23 marzo gli assessori Edoardo Cosenza (Infrastrutture) e Pier Paolo Baretta (Bilancio) spediscono una lettera al presidente De Luca: «Per l’importanza e la strategicità della linea per la mobilità di Napoli e di tutta la regione si ritiene che i servizi metropolitani sulla linea 6 debbano essere inseriti nella programmazione regionale dei servizi minimi. Il fabbisogno di integrazione è quindi pari a circa 8 milioni più Iva nel primo anno». 

La risposta della Regione è arrivata sollecitamente: «Dal Governo sono arrivati tagli alle risorse per i trasporti, stiamo affrontando il tema nella consapevolezza che dal Governo centrale c’è stato questo taglio e che il 2025 sarà ancora più drammatico con l’Autonomia differenziata». Insomma, la guerra tra Regione e governo peserà su Napoli con il rischio che all’apertura della linea 6 possa corrispondere una chiusura o un dimensionamento forzato del servizio. 

Lo scontro si sposta a Palazzo Partanna, la casa degli industriali, l’oggetto è Porta est. Un progetto che insiste sulle aree dell’ex scalo merci Fs di corso Lucci e di Porta Nolana. Si prevede la realizzazione di un nuovo hub intermodale in connessione diretta tra stazione, porto, aeroporto e Centro direzionale, con la contestuale rigenerazione urbana dell’intero ambito per circa 180mila metri quadrati. I suoli sono dunque delle Fs, ma si trovano su Napoli ed è quindi il Comune che deve occuparsi della parte urbanistica, i finanziamenti dovrebbero arrivare dal Cipes - ex Cipe - circa 700 milioni tramite la Regione, che in cassa di milioni ne ha solo 100 perché anche l’ultimo stanziamento di appena una decina di giorni fa ha visto esclusa la Campania. Ma soprattutto De Luca sui 185 ettari del sito ne vuole 60 per costruire il nuovo quartier generale della Regione e abbandonare il Centro direzionale. Con il sindaco che lo stoppa anche perché sul Centro direzionale ci punta e molto: «Noi guardiamo all’intervento nella sua completezza, perché la ricaduta sulla città è essenzialmente data dalle grandi opere infrastrutturali. E il disegno urbanistico è di competenza del Comune» le parole di Manfredi. De Luca quel giorno carica a testa bassa anche gli industriali rei di non contrastare il Governo «che non ha erogato i fondi Cipe alla Campania». Il risultato è che a oggi nella migliore delle ipotesi sarà possibile fare solo un pezzettino del grande progetto Porta est. 

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Il San Carlo riceve dalla Regione solamente i fondi che l’ente deve dare in quanto socio, il sostegno alle attività tipiche del Massimo napoletano viene a mancare: «Ci hanno tagliato i Fondi sviluppo e coesione» spiegano dalla Regione. Il sindaco allora para il colpo aumentando gli stanziamenti della Città metropolitana e con l’aiuto del Governo in particolare dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. I tagli valgono per il San Carlo e per altre eccellenze della cultura napoletana. Dossier aperti con la Regione nella consapevolezza che non sempre la Città metropolitana e il Governo potranno surrogare la Regione. 

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