Palazzo Reale di Napoli, l'anticamera torna a splendere

Dopo nove mesi lavori completati, si torna agli antichi fasti

La prima anticamera dell’appartamento di etichetta del Palazzo Reale
La prima anticamera dell’appartamento di etichetta del Palazzo Reale
di Giovanni Chianelli
Giovedì 25 Aprile 2024, 09:00 - Ultimo agg. 26 Aprile, 08:31
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Era la sala da pranzo che i reali destinavano ai corpi diplomatici stranieri. Durante la seconda guerra mondiale fu depredata di ogni suo bene: parati, arazzi, marmi e cornici sparirono, con ogni probabilità per mano dei tedeschi. Ed era dal periodo successivo al conflitto che non veniva restaurata, quando furono innestati nuovi arredi che però non si erano combinati bene con l’impianto: oggi la prima anticamera dell’appartamento di etichetta del Palazzo Reale torna a splendere e soprattutto somiglia di più a come era in origine. Dopo nove mesi di lavoro, l'impiego di 60 maestranze e 600.000 euro di spesa, se non è tornata ai fasti di un tempo poco ci manca, soprattutto a confronto con le sale non ancora ristrutturate.

Gli interventi hanno riguardato tutti i punti del salone a parte la volta, dipinta da Francesco de Mura e raffigurante il «genio reale e le virtù» di Carlo di Borbone e Maria Amalia Di Sassonia, restaurata una decina di anni fa.

Trovano nuova vita gli ornamenti di stile ottocentesco: le cornici dorate, i drappi e i tessuti che coprono le pareti, le sovrapporte, le appliques, i tendaggi, i lambris lignei e le tavole marmoree, uno dei due grandi arazzi (l'altro sarà rimesso a nuovo entro l’estate) e i lampadari «le cui candele sono ora perfettamente allineate» dice con orgoglio Almerinda Padricelli, l’architetto responsabile del progetto. Che annuncia i prossimi passi dei lavori: «Nell’immediato futuro seguiranno interventi alla sala del trono, al salone d’Ercole e alla galleria». 

E così, restauro dopo restauro, tra gli spazi esterni e quelli interni, il palazzo sta ritrovando un aspetto, è il caso di dirlo, regale: «Da quando mi sono insediato il mio obiettivo è stato quello di restituire all’edificio la sua identità, quella di residenza di un sovrano», dice Mario Epifani, direttore del sito. «La riapertura della prima anticamera rappresenta l’inizio di un lungo lavoro di ripristino dell’allestimento storico di tutto l’appartamento di etichetta: peraltro è un ambiente strategico, quello con l’affaccio più centrale su piazza Plebiscito, già per i reali era un biglietto da visita».

 

Se l’esito dei lavori è salutato con passione è perché si configura come un «numero zero», un cantiere pilota sviluppato nell’ambito dell’ampio finanziamento che il bene ha ricevuto negli ultimi anni, la misura «Grandi progetti beni culturali» contenuta nel piano strategico del 2022.

Affascinante la ricostruzione filologica dell’ambiente: «C’è stato un attento lavoro di documentazione per avvicinarsi il più possibile al modello originario», racconta Epifani. Due le fonti. Un dipinto del 1883 ritrovato alle Gallerie d’Italia e ora in prestito a Palazzo Reale: lo realizzò la pittrice Itala Pellegrino che ritrasse se stessa nell’atto di rappresentare l’ambiente e oggi descrive con la suggestione dell’arte come era la sala; e poi, più fredde ma più rigorose, le diapositive in bianco e nero del Dopoguerra che mostrano spietatamente l’anticamera, straziata dai furti del periodo bellico.

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«Solo il lavoro di ricerca e schedatura è durato quasi un anno e ha consentito di raccogliere i dati necessari per avviare i restauri», commenta la storica dell’arte Alessandra Cosmi che ha seguito in prima persona l’intervento: «È emozionante vedere come la sala ha iniziato man mano a risplendere di nuova luce grazie all’intreccio di dati storici e la passione dei professionisti». 

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