Nessuna «pazza idea» di organizzare matrimoni nel castello Aragonese, secondo quanto circolava in ambienti politici nelle scorse ore. Il sindaco Giovanni Rosario Lombardi smorza sul nascere le polemiche sull’affidamento del bene a un gestore privato e rilancia annunciando l’avvenuto sopralluogo con la Soprintendenza nel sito, con lo scopo di immaginare un futuro per un castello tanto prezioso quanto abbandonato.
La fascia tricolore ha portato così lungo la Casilina la dirigente dell’area archeologica Antonella Tomeo, che ha manifestato l’intenzione della Soprintendenza di riavviare alcuni scavi nel parco archeologico di Cales. È emersa anche la volontà di realizzare uno spazio museale all’interno di tre sale al piano terra del castello, dove potrebbero trovare una casa alcuni degli inestimabili e numerosissimi reperti provenienti dall’area dell’antica Cales.
Al sopralluogo hanno partecipato anche i tecnici del Comune, incaricati di redigere un piano economico del progetto. «Tutto dipenderà dai costi che saranno in capo al Comune. Compatibilmente con la capacità di indebitamento del Comune, sono disposto anche ad accendere un mutuo per rendere agibili le sale del castello - rivela il sindaco - ma dobbiamo prima fare i conti con il preventivo e le risorse». Un’ipotesi suggestiva, quella del museo nel castello, che riuscirebbe a raggiungere due risultati in un colpo solo.
D’altronde negli anni burocrazia, lavori sbagliati e mancanza di programmazione lo hanno tenuto bloccato e inaccessibile. L’ultimo restauro risale a oltre 8 anni fa, quando fu completato il primo lotto che ha portato (tra i vari interventi) all’installazione di infissi, canaline dei cavi elettrici nelle stanze, passerella in legno sospesa nel vuoto e di grandi vetrate moderne sulla facciata.
Poi, tutto finito. Il castello è da anni vittima di soli interventi tampone: il primo bando per l’esecuzione di lavori di consolidamento e messa in sicurezza risale al 2010, quando fu investito quasi un milione di euro, come si legge sul sito del ministero dei Beni Culturali. Ma cominciarono soltanto 6 anni dopo, quando dopo mille difficoltà partì il progetto finanziato da Arcus per il consolidamento, il restauro, la messa in sicurezza, lo scavo di sbancamento e la riqualificazione del verde.