Napoli, Far West in centro: due agguati e quattro feriti

Capodimonte ore 18.30: spari tra la folla: «Rabbia, paura e scatta il coprifuoco»

Rilievi in corso a Napoli, precisamente a Corso Amedeo di Savoia
Rilievi in corso a Napoli, precisamente a Corso Amedeo di Savoia
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Giovedì 9 Maggio 2024, 23:00 - Ultimo agg. 10 Maggio, 20:00
5 Minuti di Lettura

È successo in una manciata di minuti, in due parti della città, nel pieno dello struscio serale. Sono le sei e mezza di ieri pomeriggio, quando c’è chi entra in azione per regolare i propri conti e lo fa ripetendo un copione che sa di già visto. Due agguati, quattro feriti. Spari, inseguimenti, sangue, paura: siamo al corso Secondigliano e in corso Amedeo di Savoia, a pochi passi dallo splendore del museo di Capodimonte. Quattro feriti in tutto, una parte di città paralizzata, donne e bambini costretti a correre in casa, l’odore della polvere da sparo (e della paura) che secca la saliva in gola e costringe tutti a ripensare all’emergenza armi a Napoli. Ma andiamo con ordine, a partire dai due episodi che hanno scandito (e avvelenato) un tranquillo pomeriggio di primavera a Napoli.

L’episodio più grave è quello che si registra in corso Amedeo di Savoia. Sono diversi i proiettili esplosi, tre i feriti. Fuggono i turisti che si stanno godendo la passeggiata sul Ponte della Sanità, che collega i giardini di Capodimonte (con i suoi tesori artistici) alla zona del Mann, fuggono i bambini che giocano a pallone sui marciapiedi, c’è chi abbandona una bicicletta in strada, scappa a piedi e poi torna a riprenderla, passata la paura.

Tre feriti - hanno 56, 56 e 61 anni e sono finiti all’ospedale Pellegrini (uno dei tre è in condizioni ritenute non di poco conto) -, sono personaggi noti alla Squadra mobile, intervenuta sul posto. In passato sono accusati di reati contro il patrimonio, c’è chi li accosta a una banda del buco che, nel lontano 2009, finì al centro delle indagini sul malaffare radicato alla Sanità.

Negli stessi frangenti, c’è chi spara a raffica in un altro posto ad alta concentrazione di traffico. Siamo in corso Secondigliano, altra zona di struscio serale, di macchine parcheggiate in doppia fila, di ragazzi e ragazze all’esterno di bar per il rito dell’aperitivo. In azione due pistoleri che piombano in sella a una moto. Centrato alle gambe Mariano Errichelli, classe 2000, figlio di Antonio Errichelli, ritenuto esponente del clan Licciardi (era conosciuto come ‘o cinese) che venne ucciso dieci anni fa sempre in corso Secondigliano. Padre e figlio, stessa dinamica, sorti differenti: Mariano Errichelli è stato trasportato al Cto, non è grave. Ai carabinieri del comando provinciale che indagano sul suo agguato non ha fornito particolari utili, limitandosi a ricordare di essere estraneo ad ogni logica criminale e di essere vittima di un agguato senza motivi. Indagini in corso, sul fatto di Secondigliano indaga la Dda di Napoli, al lavoro il pm Antonella Serio, a cui spetta il compito di ricostruire dinamica e movente dell’agguato. Stesso scenario di incertezza quello legato ai fatti di corso Amedeo di Savoia. Vicende scollegate le une dalle altre, episodi estemporanei, improvvise fiammate di rivalità criminale. C’è una sola linea comune tra episodi che appaiono diversi: la facilità del ricorso alle armi; ma anche di fare fuoco sempre e dovunque, indipendentemente dalla posta in gioco e dai rischi da mettere in conto. 

 

Proviamo a fare chiarezza, anche alla luce di quanto accaduto negli ultimi due mesi. Quella che si sta consumando a Napoli è una sorta di guerra a bassa intensità, fatta di stese e agguati, di raid e attentati che mettono a repentaglio la vita di passanti e turisti che in questo periodo affollano le strade di Napoli. Ricordate che cosa è avvenuto a Fuorigrotta? Siamo ai primi di aprile scorso, in via Leopardi, nei pressi di un parco giochi per bambini. Anche qui scenario idilliaco e rilassante. Siamo nella piazza fresca di restyling, grazie ai fondi del Pnrr, in una zona strappata dalla giunta comunale al degrado. 

Viene visto un gruppo di giovanissimi che si avvicina, c’è chi impugna l’arma ad altezza d’uomo e fa fuoco contro un probabile rivale. Viene ferita una donna di 51 anni, che era accanto alla figlia. Al Mattino, la donna ha detto: «Sono traumatizzata, non si può morire così, senza un motivo, sotto gli occhi di mia figlia». Inutile dire che la piccola è stata condotta a casa in lacrime, messa in salvo ma rimasta per ore traumatizzata da un agguato di chiaro stampo camorristico.

Video

E non è tutto. A gennaio scorso, un episodio drammatico in corso Arnaldo Lucci: ottanta colpi, ferita una passante (costretta a subire un intervento chirurgico all’addome, è fuori pericolo), ma anche un 19enne vittima originaria dell’agguato. Ottanta colpi, giusto ribadirlo, esplosi senza soluzione di continuità al punto tale da costringere i commercianti a tenere i propri clienti chiusi nei negozi. Una testimone ha spiegato a Il Mattino: «Non finivano più di sparare, facevano fuoco ad altezza d’uomo, un inferno». Uno scenario che ha spinto il prefetto Michele di Bari a convocare un comitato per l’ordine pubblico, con una strategia chiara: utilizzare fondi pubblici (e accordi con i privati) per implementare il sistema di videosorveglianza sul territorio. Operazione deterrenza, per assicurare la città dei mille colori, quella che straccia record a proposito di turismo, ma che resta avvelenata dalle pistole facili di una eterna polveriera.

© RIPRODUZIONE RISERVATA